«Cose dell’altro mondo!» Così una madre, decisamente imbufalita, apostrofava l’insegnante del figlio di 16 anni, reo di avergli detto di “tener duro” alla richiesta di uscire dalla classe per andare in bagno, quando mancavano meno di 10 minuti alla fine dell’ora. Non c’è dubbio, è un motivo sufficiente per un incidente diplomatico tra famiglia e scuola, suscettibile di conseguenze inenarrabili, perché è assodato: al bisogno non si comanda.

Negli stessi giorni i media, con tanto di foto, riportavano la notizia che tre migranti nigeriani erano riusciti ad arrivare, dopo 11 giorni, sulle coste della Spagna, rannicchiati sul timone della nave. 11 giorni, cioè 264 ore, 15.840 minuti, poco meno di un milione di secondi. Quanti momenti avranno avuto di scoramento, quei tre uomini? Cosa si saranno detti durante quel tempo infinito perché il cuore resistesse? Non lo sappiamo e la discrezione, virtù dimenticata, direbbe che è bene non indagare troppo. Cosa potrà averli sorretti in quella infinita attesa, mentre non potevano vedere altro che una distesa di mare infinita che sembrava non finire mai?

Credo un immenso desiderio, l’attaccamento a un desiderio di una vita più piena, per sé, per i propri cari, per i propri affetti. Un desiderio che ha avuto ragione di mille bisogni che l’uomo si porta appresso: fame, sete… bagno. Basta guardare la foto riportata sui media per rendersene conto. Una cosa credo, però, si saranno detti, l’uno all’altro, nei momenti di sconforto, di disperazione: «Tieni duro!»

Un desiderio che non è venuto meno, che ha saputo attendere. Un pensiero prezioso in questo periodo di Avvento, nel quale – ricorda Isaia – il Signore colmerà le valli e spianerà i monti.

Cosa dire ancora? Certamente che il desiderio, lì dove non cede, “trasfigura” i bisogni e spalanca la vita. Cosa preziosa… il desiderio.

«Cose dell’altro mondo?» Si, ha ragione la signora… cose dell’altro mondo, in tutti i sensi.

E a te e a me, caro lettore, cosa dire? “Teniamo duro”.

 

 

Loris Benvenuti

ISRE