Appartenenza digitale: dall’e-partcipation alla coscienza a sciame

Marco Sanavio in M. Sanavio, L. Voltolin, Cliccare, Cittadella, Assisi 2019, pp.12-13.

Vi è un risvolto dell’interazione con gli schermi digitali che è l’adesione comunitaria.
Se, per certi versi, può essere considerata una particolare declinazione dell’E-participation, è pur vero che l’accesso digitale a una comunità presenta alcuni tratti caratteristici del legame sociale in presenza (Pollini 1993) che vanno progressivamente a consolidare il rapporto mediato dall’elettronica:

  • a Communio, la comunione come fattore identitario;
  • la Gemeinschaft ovvero il senso di comunità centrato sull’aspetto relazionale e affettivo (cfr. Tönnies);
  •  il Bund la lega tra individui che si instaura sul piano della condivisione di valori, obiettivi e azioni comuni, una collettività di solidarietà intensa (cfr. Schmalenbach);
  •  la Community, ovvero la comune fruizione delle medesime condizioni ambientali ed ecologiche.

Le quattro dimensioni possono essere considerat le come cerchi concentrici che rappresentano diversi stadi di coinvolgimento nel sentimento di comunità a partire dalla community che è il più esterno e il meno impegnativo in termini di coinvolgimento sino a giungere alla communio, il livello più profondo di adesione comunitaria. Questa progressione si riverbera anche nelle relazioni mediate dal digitale dove le communities si presentano inizialmente come aggregazioni di tipo estetico per poi rinsaldarsi in legami etici man mano che gli obiettivi comuni si trasformano in relazioni, sino a diventare Communio nel momento in cui il collante identitario fa prevalere il “noi” sull’“io”. In questo percorso di adesione emerge un empowerment individuale ben indagato e sistematizzato da Pierre Lévy nel suo saggio L’intelligenza collettiva. Per un’antropologia del cyberspazio. Il concetto di intelligenza collettiva nel cyberspazio è fondato sulle nuove tipologie di legame sociale rese possibili dalle tecnologie digitali, come la condivisione del sapere, i processi collaborativi, l’attività ludica, che potenziano il collegamento sincronico o diacronico, distribuito, e coordinato in grado di stimolare le competenze individuali rispettandone il singolo apporto. Cliccare in questo contesto significa contribuire a potenziare un’intelligenza condivisa, rispondere in maniera progettuale alla soluzione di problemi complessi, partendo dagli assiomi posti da Lévy alla base della sua ricerca, dai quali risulta evidente che la dimensione comunitaria (we-ness) è indicata come dimensione salvifica rispetto alle incognite costantemente prodotte dal progresso tecnologico: «Nessuno sa tutto, ognuno sa qualcosa, la totalità del sapere risiede nell’umanità». All’idea di intelligenza collettiva fa da contraltare la tesi intrigante dell’esistenza di un’intelligenza connettiva, elaborata dal sociologo Derrick De Kerckhove su suggestione dell’artista Ross Harly: non si tratta semplicemente della somma di saperi e memorie individuali, ma della rete di relazioni che si instaura tra le varie intelligenze, la capacità di interscambio, il potenziamento reciproco. Cliccare, in questo contesto, non si traduce più un atto di semplice adesione ad un percorso collettivo, ma si rivela processo di crescita comunitaria e personale che potenzia anche la creatività dei singoli.
Quando questa forma di intelligenza mediata dall’elettronica assume un carattere progettuale, allora può tradursi davvero in una
Communio che permette di condividere beni spirituali di grande valore relazionale e morale. L’altra faccia della stessa medaglia è costituita dall’ipotesi futuribile di una «coscienza a sciame» (Benanti 2018), stato nel quale sarà impossibile per l’individuo distinguere i suoi pensieri da quelli degli altri soggetti connessi. Questo, però, non è ancora realtà.

Marco Sanavio

Marco Sanavio

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